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Quatto brani sono compongono il lavoro in questione, ma dato la lunghezza di otto, dodici e quattordici minuti direi che ne abbiamo … cominciato un po’ per scherzo, il progetto ha cominciato a prendere forma quando i ragazzi stavano completando le voci sui brani del primo disco, ma senza un vero e proprio scopo o piano, solo per dar vita a dei brani che esistevano da qualche anno. Esiste in tutte le versioni il primo lavoro, dapprima stampato su LP, poi in CD e infine su nastro. Il genere suonato dalla band è pure black metal, nero e atmosferico. In effetti i quattro brani passano da un anonimato ad un qualcosa di ipnotico, (la parte centrale di Apocryphe ne è un esempio), ma sempre di alta intensità ed aggressività. Anche i giri più morbidi sono comunque sinistri e cupi. Non c’e’ luce per i Loth, nonostante guardando la copertina una fioca luce passa tra gli alberi del bosco, ma noi essendo immersi nella profonda foresta ci perdiamo il sole estivo allo zenith. Questa metafora fa ben capire lo stile della loro musica. Il successo dei brani fu improvviso, tale da creare poi una vera e propria band per i concerti live, visto le richieste. Il gruppo di Metz quindi dopo i live di supporto creano il secondo disco del quale stiamo parlando. Il suddetto si apre con un canto del quattordicesimo secolo in francese (un ottimo rifacimento a parer mio), e lascia poi lo spazio ai lunghi tre brani. I Loth parlano di dolore, di angoscie e di disagi personali. Vi aspetto nel sottobosco…
Voto: 6,5/10
Flavio Facchinetti