Setticlavio |
Secondo album solista per il bassista vicentino Andrea Balasso. Compositore e strumentista eclettico, ma con il cuore nella Jazz-Fusion, il nostro si avvale di strumentisti come il batterista Marco Andrighetto (anche co-produttore assieme allo stesso Balasso ed al tecnico del suono Niccolò Conti), il sassofonista Giovanni Forestan, il percussionista Luca Nardon, il pianista Ascanio Scano e, in alcuni brani, anche il chitarrista di Vasco Rossi, Andrea Braido. A quanto pare, il CD in questione ha subito una lavorazione che abbraccia un arco di tempo di circa 3 anni. E la buona ponderazione sugli arrangiamenti, le composizioni e la produzione si sente tutta. Ciò che traspare nell'arco di tutto il lavoro in questione è l'amore per lo strumento Basso profuso da Andrea, che si trova meravigliosamente a suo agio con le atmosfere Fusion in stile Pastorius/Patitucci. Certo, quello che trovo interessante in "Time To Leave" è il fatto di non trasparire eccessivamente "didatta". Le composizioni sono estremamente sfaccettate, come di rigore in un disco strumentale di stampo Jazz-Fusion, ma mai eccessivamente improntate sull'esercizio della tecnica e del cambio di cromatismi esasperato. Non solo il nostro dimostra di suonare note abbastanza "di cuore" (anche a registro piuttosto alto, usando il basso a 5 corde) nelle varie sfaccettature tonali presenti nei vari brani, ma anche gli altri musicisti in sessione con Balasso mostrano di sentirsi liberi di esprimersi in una solida ma colorata Jam collettiva. Protagonista di sicuro è il sax di Forestan, mentre il batterista Andrighetto si cala in ogni cambio di mood con una pulitissima nonchalance, davvero cristallina. E poi abbiamo un brano che spicca tra gli altri come "Settembre Ottobre", con un ottimo Braido che dona al brano un assolo di chitarra fusionistico di maniera, molto pertinente al feeling collettivo... e nello stesso brano l'uso del "fretless" da parte di Balasso nella sessione successiva è ineccepibile. I brani si susseguono tutti tra session collettive e focalizzazioni su uno strumento o l'altro. E mai un calo di tono, mostrando in toto quello che ci vuole per suonare: tanta tanta voglia di scambio di good vibrations tra musicisti impegnati a suonare in collettivo. Per finire: non sarà certo il disco Fusion "imperdibile", ma un buon prodotto discografico, onesto, verace e musicalmente competente, che farà la felicità di chiunque ami il basso e le sessioni collettive di stampo Fusion.
Voto: 8/10
Alessio Secondini Morelli