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I due lavorano in simbiosi per tutto il concerto, pochi i momenti in solitudine (una circostanza che a mio avviso sarebbe stata ancora più stuzzicante); il binario alle volte si divide ma rientra subito nella via maestra con ancora più definizione e potenza. E' un flusso narrativo in continua espansione-distensione, quasi una pulsazione, un respiro.
Ivo Perelman più “cauto”, controllato e meno torrenziale del solito, ma comunque ispirato. Il suo “urlo” sembra essere più levigato, più patinato rispetto a certa produzione del passato, ma il vibrato e la drammaticità delle sue pennellate sonore sono le cose che più colpiscono chi ascolta, ormai una sorta di biglietto da visita. Il legame con la pittura è forte (senso della sfumatura giocato su intonazione e intensità delle note) e il sound è ricco, denso di growl, il tutto sostenuto da un’enorme colonna d’aria, controllo e padronanza della dinamica impressionanti.
Una selva di schizzi staccato/pizzicato in contrasto ad ampie frasi in legato e glissandi, quasi su un asse tensione-distensione; progressioni dinamiche e ampia forbice di escursioni tra pianissimi, soffiati, sussulti e urla strozzate. Quasi un trattenere la colonna d’aria alla soglia dell’emissione sonora, una sorta di saturazione. Frasi tagliate in corte sequenze, che terminano spesso con una lunga nota fortemente vibrata, soffiata. Sotto la lente d’ingrandimento riaffiora la tradizione…gli echi di fantasmi, dei grandi maestri del passato (giusto parlare ancora di passato?), Webster, Mobley, Shepp su tutti.
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Da buon “seguace” di Ivo mi sarei aspettato forse qualche azzardo, qualche rischio in più. Sarebbe stato ancora più gratificante, poiché Ivo aveva ancora molto acceleratore a disposizione (credo sia dovuto in parte dallo stress post viaggio, dato che era la prima data del tour in quel di Brescia).
Speriamo in una prossima data italiana.
Stefano Leonardi