Agonia |
Anche questa volta la copertina potrebbe esser fuorviante. Di base si potrebbe pensare a del folk o pagan, ma di fatto nulla di più sbagliato. I The Konsortium, al loro secondo album sulla lunga distanza, suonano del black metal con diverse contaminazioni dal death al thrash, ergo i puristi del genere potrebbero trovare disturbante la cosa. La band si forma quindi anni fa e sette anni fa escono con il loro primo album, omonimo, ed ora si propongono a noi con questo secondo lavoro. Pur passando molti anni dal loro primo album non hanno stravolto il loro sound, anzi hanno solo effettuato una maturazione legata alle forme compositive. Unico dubbio che in alcuni punti non avessero trovato altre soluzioni con gli arrangiamenti ed avessero “collegato” in modo frettoloso alcune parti. Certo è un “problema” solo se ascoltate più e più volte le tracce, se no di primo acchito sentite la cattiveria uscire dalle casse. Chitarre taglienti voci altalenanti tra il pulito e il growl nonché una sezione ritmica che da il massimo e che rende il tutto ben calibrato. La problematica secondo me potrebbe stare sul lungo periodo ovvero questo “Rogaland” potrebbe a più riprese risultare poco agevole per l’ascoltatore medio di black metal, poco “invasivo” per un deathster e altrettanto poco “curioso” per un thrasher. Anche perché il lavoro è ben prodotto, ben registrato e ottimamente post prodotto, ma alcune scelte stilistiche fermano il lungo ascolto o quantomeno lo limitano. Agonia records rilascia, ovviamente con la band, questo lavoro sia in versione cd in cofanetto digipack, che in vinile, di cui 150 copie a tiratura limitata con vinile trasparente, ma come indicato c’è il rischio che non venga consumato come dovrebbe. Personalmente il lavoro lascia delle tracce piuttosto gustose, ma siamo in ambiente di gusto personale e non di “oggettività delle cose” di conseguenza il dubbio rimane ma vi posso dire con tranquillità che canzoni come “Skogen”, “Stormen” e “Hausten” vi possono dare il senso di ciò che avete letto fino ad ora. Concludendo, attendiamo che col terzo lavoro facciano una nuova evoluzione, ma che non attendano sette anni per farla.
Voto: 7/10
A.S.