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Chitarrista indie/alternative proveniente dalla Sicilia, Carmelo Caltagirone scopre pian piano l’amore per la musica a partire dagli anni 2000, esplorando il complesso mondo dell’Hard Rock e suonando quotidianamente. Mettendo in mostra le sue doti riceve delle chiamate per comporre delle garage band e inizia a suonare cover di band come i Litfiba o i Deep Purple. Rimane fermo per circa tre anni, una pausa che lo porta in seguito a comporre una trentina di brani che andranno a comporre i suoi album. Questo prode chitarrista compie una scelta curiosa, quasi in contemporanea con l’uscita dell’ultima fatica in studio, decide di ripubblicare in un’unica grande raccolta i brani che componevano i tre album precedenti. Il suo primo cd risale al giugno 2014 dal titolo “IronMan”, questo lavoro presentava spunti alquanto acerbi tipici degli esordi ma ne mostrava già le doti, l’anno seguente pubblica “Gemini Man” esplicando appieno la sua volontà di sperimentazione, tutto diviene più riflessivo e professionale, compie una sorta di svolta artistica. La sua evoluzione artistica si completa con l’album “Cosa loro, Please” ultimo in ordine di tempo che pone le basi per una carriere di qualità. Analizzando nello specifico i lavori troviamo del primo album “God’s Wrath” pezzo di apertura che ci mostra un sound accattivante e particolare a due tempi veloce da metà in poi, mentre appassionata si presenta “The Virtul icon”, più aggressiva e potente “Macigno”, quasi psicadelica, segna una svolta con ciò che ascoltato sin ora. Sempre del primo troviamo una traccia irremovibile e stantia con “Rmelo il Boss” e i suoni offuscati quasi soffocati di “Sunday morning” chiude, il passo coinvolgente di “Her Conversation.” Se nei pezzi del primo lavoro troviamo l’inesperienza dell’esordio, nei pezzi del secondo Carmelo cambia passo così nel suono più definito e maturo di “Indie Shred”, la chitarra disegna una trama interessante e davvero coinvolgente, bellissimo, altre chicce “The Ironman” e “The Density”, la seconda più oscura e rockettara. Energia pura per “Triskelle” che cambia tempi e sound divenendo sempre più graffiante e grintosa, la particolarità del lavoro si esplica con forza in “Ipnotic Trauma”. Dell’ultimo troviamo “Bass solo” veloce nell’esecuzione, contaminato da varie sfumature, la linea melodica rimane la stessa sino alla chiusura, granitico il brano che da il titolo all’album, fa dell’assolo la colonna portante di uno dei più belli, hard rock allo stato puro. Degni di nota anche la versione live di “Winter” con intro soft e vari incastri sperimentali nel sound, stessa intensità anche per “Skate Rock.” Questa raccolta ci da la possibilità di riassumere e conoscere il percorso musicale di questo chitarrista in vista di un nuovo album, scelta azzeccata direi, ottima capacità di mostrare quanto una chitarra possa dettare legge e scrivere pagine infinite di musica. A presto chitarrista mediterraneo.
Voto: 8/10
Angelica Grippa